ShortLetter - 04/2018
_ _ _ M O N D O
L’interpretazione prevalente sui mercati sembra essere quella di un Trump impegnato ad alzare il livello di scontro per portare poi Pechino ad un proficuo negoziato per il riequilibrio della bilancia commerciale e per la difesa delle proprietà intellettuali. Il presidente Xi Jinping ha peraltro nuovamente ribadito la disponibilità del paese ad una maggiore apertura in alcuni settori come quelli bancari ed assicurativi.
L’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti ha evidenziato a marzo una crescita del 2,4% in termini annuali, in linea con quanto atteso e in accelerazione rispetto al 2,2% del mese precedente. Anche l’indice core ha presentato una crescita del 2,1% a fronte dell’1,8% di febbraio. Il PIL USA nel primo trimestre è cresciuto del +2% annualizzato, con un rallentamento più; marcato dei consumi, cresciuti del +1,1% cioè il dato più; debole dal 2013. Il rallentamento dell’economia statunitense nel primo trimestre è un evento che si verifica stagionalmente, ciò non toglie che questo tasso di crescita è comunque il più; alto per l’inizio dell’anno dal 2015.
I mercati azionari continuano ad evidenziare significative fasi di volatilità ma i risultati societari del primo trimestre continuano a essere robusti. L’80% delle società quotate sullo S&P 500 ha riservato sorprese positive portando a rivedere al rialzo (dal 19% al 23%) le stime sulla crescita degli utili del primo trimestre. L’esito delle trimestrali ha fornito agli investitori maggiore fiducia che si è tradotta in un tendenziale recupero delle quotazioni dei listini azionari, non tanto quelli americani bensì in Europa ed in Giappone, sostenuti evidentemente anche dal recupero del dollaro, ritornato sotto 1,20 nei confronti dell’Euro. La divisa americana ha beneficiato dell’attenuazione di alcuni rischi geopolitici che di recente lo avevano penalizzato, ovvero i timori riguardo all’imposizione di dazi commerciali e le tensioni con la Corea del Nord. Inoltre il biglietto verde è stato favorito anche dal netto aumento del rendimento delle obbligazioni governative americane con il Treasury decennale che ha toccato nuovamente il 3% e con il titolo con scadenza a due anni stabilmente al 2,5%. L’euro ha perso terreno sia a causa dell’aumento dei differenziali di rendimento sia perché; l’indebolimento di alcuni dati macroeconomici relativi al primo trimestre solleva degli interrogativi riguardo al ritmo di espansione economica nella zona Euro.
Proseguite le pressioni rialziste sulle quotazioni petrolifere e su quelle di alcuni metalli industriali come l’alluminio e il nickel. Il prezzo al barile del greggio ha raggiunto i livelli record dal 2014 (per il Brent vicino ai 75 Dollari) all’interno di uno scenario nel quale le scorte petrolifere appaiono in forte riduzione e le tensioni geopolitiche tornano ad aumentare, soprattutto, in relazione alle minacce da parte di Trump di ripristinare sanzioni contro l’Iran.
_ _ _ E U R O P A
Il consiglio della BCE della settimana scorsa si può definire interlocutorio rispetto alle aspettative che si erano create all’inizio dell’anno. Il Presidente Draghi ha riconosciuto il rallentamento dell’economia dell’area e, pur ritenendolo fisiologico e non tale da cambiare le aspettative sull’inflazione, ne ha rilevato i rischi potenziali. La stima finale dell’indice dei prezzi al consumo del mese di marzo ha evidenziato una crescita dell’1,3% in termini tendenziali. Il dato è risultato inferiore rispetto alle stime del consensus (+1,4%), ma ha segnato un’accelerazione rispetto all’1,1% rivisto al ribasso del mese precedente. Questo dato non modifica lo scenario delle dinamiche inflazionistiche e dovrebbe consentire al Consiglio di procedere gradualmente verso l’uscita dal programma di alleggerimento quantitativo. La maggior parte dei dati del 1 trimestre per la zona Euro sono stati inferiori alle attese. In questa fase, comunque, la ripresa si sta stabilizzando a un ritmo di poco superiore al 2%. Nell’area Euro i principali mercati azionari hanno evidenziato movimenti altalenanti ma hanno, comunque, chiuso il mese in sensibile recupero, favoriti molto probabilmente anche dall’indebolimento dell’Euro nei confronti del Dollaro. Sui mercati obbligazionari non si sono registrati movimenti significativi.
_ _ _ I T A L I A
Il perdurante stallo politico continua a non penalizzare le attività finanziarie domestiche. Le emissioni governative italiane sulla parte più; a lunga scadenza continuano a riscuotere un certo interesse da parte degli investitori con il differenziale di rendimento rispetto ai corrispettivi titoli tedeschi ridottosi attorno ai 180 punti base. Fra i principali listini dell’area Euro l’andamento migliore è stato registrato proprio da quello italiano che da inizio anno consolida i guadagni, con una performance di circa il 10%. I risultati di fine anno e le stime relative ai primi mesi dell’anno continuano a mostrare un andamento degli utili brillanti per la maggior parte delle grandi aziende italiane favorite anche da un significativo miglioramento delle condizioni del credito.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine aprile il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato raggiunge i 10,3 mld, in recupero rispetto ai valori di fine marzo, grazie soprattutto al trend positivo sui titoli azionari italiani. Rimane positiva la componente dedicata agli investimenti nell’economia reale (private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare) a conferma del suo effetto stabilizzante sul rischio del portafoglio. A fronte del perdurare sui mercati di un elevato grado di volatilità, è proseguita la strategia di ridurre l’esposizione al rischio complessivo del patrimonio attraverso una riduzione (circa il 3% del patrimonio) della componente azionaria estera nonché; ad un ancor più; prudente atteggiamento sull’asset obbligazionario americano.