ShortLetter - 11/2021
_ _ _ M O N D O
Sul finire del mese di novembre i mercati finanziari hanno subito una improvvisa inversione di tendenza. Complice il calo delle temperature e della forzata convivenza indoor è tornata infatti alla ribalta anche la pandemia. Non solo la minaccia dell’inflazione e le sue conseguenze sull’inasprimento delle politiche monetarie nel mondo ma anche il ritorno dello spettro di nuove chiusure e blocchi per via del riemergere dei contagi hanno raffreddato le aspettative degli operatori finanziari. Al contempo, il tema dell’inflazione acquisisce sempre più; rilevanza a livello globale, non solo in ambito obbligazionario. Dalle attese sull’inflazione, sia quelle scontate dalle obbligazioni indicizzate all’inflazione che quelle basate sui sondaggi, emerge chiaramente che gli operatori di mercato si stanno preparando a tassi di inflazione in rialzo, anche su un orizzonte pluriennale. L’indice dei prezzi al consumo in Inghilterra è salito in ottobre del 4.2% anno su anno, il massimo degli ultimi dieci anni. L’inflazione americana ha raggiunto il +6,2%, un livello che non si vedeva da tre decenni. La Banca d’Inghilterra potrebbe diventare la prima tra le grandi Banche Centrali ad aumentare i tassi di interesse, probabilmente già nel prossimo mese. Per quanto riguarda l’Area Euro, il dato preliminare sull’inflazione di novembre mostra un ulteriore balzo in avanti al +4,9% (figura sotto), più; che doppio rispetto all’obiettivo della BCE.
La scoperta di una nuova variante del virus Covid-19 ha generato una nuova fase di incertezza: alla reazione composta dei tassi, grazie anche al presidio delle banche centrali, non è seguita una reazione altrettanto composta del mercato azionario con prese di profitto piuttosto marcate su tutti i principali listini globali e sui listini europei che hanno scontato in pieno la crescente incertezza legata ai contagi.
L’indice azionario mondiale (in valuta locale) ha perso l’1.57% nel mese ma è in rialzo del + 17.84% dall’inizio dell’anno; quello US -1.14% nel mese (+20.61% da inizio anno); l’indice europeo -2.48% (+ 14.11% da inizio anno) e quello giapponese -2.9% (+7.95% da inizio anno).
La ricerca di un porto sicuro ha portato al calo dei rendimenti obbligazionari con il decennale americano passato all’ 1,45% da 1,56% ed il bund tedesco a -0,34% da -0,10%. In questo contesto di incertezza è tornato a salire lo spread tra i titoli italiani e tedeschi con scadenza decennale, che si riporta in area 130 punti base. In salita (di circa +2%) il dollaro rispetto ad un basket di valute e contro l’euro (a 1.13 da 1.15). In picchiata il petrolio passato a 69$ da 83$. Anche l’oro è lievemente sceso da 1785$ a 1776$.
Il Presidente Biden ha confermato Jerome Powell alla guida della Federal Reserve, preferendolo a Lael Brainard, nominata Vice Presidente. Entrambi hanno immediatamente dichiarato che la lotta all’inflazione sarà la loro priorità. Ciò ha spinto gli investitori a ritenere che se l’inflazione si dovesse mantenere su questi livelli, la FED potrebbe ridurre gli acquisti di titoli obbligazionari più; velocemente di quanto annunciato ed effettuare i primi rialzi dei tassi di interesse prima del previsto.
Indicazioni di segno opposto sono invece arrivate dalla Banca Centrale cinese, il cui rapporto trimestrale mostra una maggiore disponibilità a rendere la politica monetaria più; accomodante per supportare l’economia che sta attraversando un periodo di difficoltà. La BCE non ha ancora chiarito la sua posizione che rimane ancora accomodante, mentre aumentano i paesi che hanno proseguito sulla strada dell’inasprimento monetario alzando i tassi ufficiali (SudAfrica, Ungheria, Polonia, Nuova Zelanda, Sud Corea, Messico).
Sul fronte macroeconomico, notizie positive sono arrivate dagli indici della fiducia degli imprenditori di novembre da cui risulta che l’attività economica si mantiene su livelli elevati negli Stati Uniti e in Inghilterra. Sta inoltre migliorando in Area Euro (figura sotto), nonostante la crescita dei contagi, e in Giappone.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine novembre il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato rimane attorno ai massimi storici ovvero sopra i 12,8 mld di euro nonostante la frenata dei corsi degli assets finanziari azionari nell’ultima parte del mese. La performance gestionale lorda nei primi undici mesi dell’anno rimane superiore al 6%. Il Consiglio di Amministrazione di novembre ha confermato le coperture introdotte a settembre sulla componente azionaria nell’ottica di tutelare quanto più; possibile il lusinghiero risultato raggiunto fino ad oggi. Il rischio complessivo del portafoglio è stato ulteriormente ridotto grazie allo switch da obbligazionario high yield ad obbligazionario governativo non Euro nell’ottica di procedere con il progressivo riallineamento alla nuova Asset Allocation Strategica per il quinquennio 2022-26 approvata dal Comitato Nazionale dei Delegati che prevede appunto un profilo di rischio leggermente inferiore. Si confermano anche nuove iniziative a favore dell’economia reale sia in campo infrastrutturale che immobiliare, sempre con l’esplicita connotazione di sostenibilità ambientale e sociale.
Pubblicato: 7 dicembre 2021