Focus investimenti sostenibili
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Nel 2024, il contesto degli investimenti sostenibili è stato attraversato da significative sfide: la crescente complessità normativa introdotta dalla Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)1, la volatilità dei mercati, la frammentazione dei dati ESG, un clima geopolitico instabile e la pressione di una parte politica contraria alle politiche ESG.
In questo scenario, Inarcassa ha confermato la propria resilienza e capacità di visione di lungo periodo, continuando ad agire con determinazione nella promozione di un approccio responsabile alla gestione del patrimonio.
Attiva da oltre cinque anni sul fronte degli investimenti sostenibili, Inarcassa ha mantenuto e rafforzato il proprio impegno, integrando i criteri ESG nel processo di investimento, anche grazie al supporto tecnico-scientifico di un ESG Advisor indipendente. Questo approccio ha consentito di consolidare una valutazione ESG completa del portafoglio, sia nella componente liquida che in quella illiquida, con misurazioni regolari dello score ESG, dell’impronta di carbonio e dell’allineamento agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs).
L’Ente, aderente ai Principi per l’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (UN PRI) dal 2017, è anche membro attivo del Forum per la Finanza Sostenibile e tra i fondatori di Assodire – l’associazione degli investitori responsabili italiani – che oggi riunisce 4 enti previdenziali del Paese, promuovendo il dialogo con le imprese sui temi ambientali, sociali e di governance. Nel 2024, l’Ente ha rafforzato la tracciabilità e trasparenza delle scelte di investimento. Inoltre, ha avviato una revisione della propria Politica di Sostenibilità per integrarne i principi con nuovi focus emergenti: transizione energetica, valutazione dei rischi climatici fisici e di transizione, impatti sociali e uso responsabile della tecnologia.
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1] La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) è una direttiva dell’Unione Europea entrata in vigore nel gennaio 2023, che riforma e amplia gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità per le imprese operanti nell’UE. La CSRD mira a: rendere più comparabili, affidabili e complete le informazioni sulla sostenibilità fornite dalle imprese. Integrare la sostenibilità nella gestione aziendale, includendo aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG). Supportare investitori, consumatori e stakeholder nel valutare i rischi di sostenibilità e l’impatto delle imprese.
Parte della reportistica fornita da Nummus.info include l’analisi dell’impronta carbonica del portafoglio, con particolare riferimento alle emissioni di CO2 associate agli investimenti dell’Ente, al momento questa componente è riferita e calcolabile solo per la porzione di portafoglio investita in strumenti liquidi.
Dal punto di vista ambientale, la qualità degli emittenti si riflette anche nei dati relativi alle emissioni di gas serra, infatti la valutazione dell’impronta carbonica risulta significativamente meno impattante rispetto al benchmark, sia in termini di intensità carbonica (101,1 tCO2 e per milione di dollari investiti contro 120,6) sia in termini di emissioni totali (549.736 tCO2 e contro 664.567).
Anche l’intensità rapportata ai ricavi (carbon intensity) e la media ponderata delle emissioni (WACI) risultano inferiori, rafforzando l’idea di un’esposizione più contenuta ai settori ad alta intensità emissiva o a imprese meno efficienti nella gestione del proprio impatto ambientale. Si osserva solo una minore quota di società presenti nel portafoglio che dichiarano un allineamento agli obiettivi Net Zero al 2050 (28,0% contro 31,5%). Questo elemento, pur non inficiando la qualità complessiva della selezione, rappresenta un’area potenziale di miglioramento, che è oggetto di attività di engagement mirato per promuovere un più deciso impegno delle aziende nella transizione climatica.
L’informazione è utile per costruire una strategia di decarbonizzazione efficace, focalizzandosi dove l’intervento può produrre il maggiore impatto. La finalità di questo monitoraggio è duplice: da un lato, quantificare gli impatti climatici associati alle scelte di allocazione del capitale; dall’altro, fornire una base informativa solida per indirizzare in modo più consapevole l’impegno dell’Ente verso la transizione ecologica, attraverso politiche di engagement, riallocazione e selezione basate su criteri ambientali.
La sostenibilità per Inarcassa non è, dunque, solo compliance normativa: è parte di una visione strategica che punta alla tutela del patrimonio degli iscritti nel lungo termine, con una gestione responsabile, trasparente e innovativa, in grado di coniugare rendimento e impatto. Inarcassa conferma che un approccio rigoroso, coerente e basato sull’evidenza è la chiave per costruire fiducia, stabilità e valore duraturo.
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SDGs alignment
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Si può notare un miglioramento anche nell’allineamento agli SDGs che la Cassa ha individuato, in particolare l’allineamento all’SDG 7 (Energia pulita e sostenibile) è migliorato da 34% a 41.5%, all’SDG 9 (Infrastrutture e crescita sostenibile) da 31% a 36.9%, all’SDG 12 (12: Consumo e produzione responsabile) da 24.2% a 27%, all’SDG 13 (Azioni per il clima) da 36% a 45.1%.
In merito alle modalità di applicazione delle politiche di sostenibilità, a fine dicembre 2024 il patrimonio mobiliare di Inarcassa risulta composto per circa 61% da strumenti classificati come sostenibili, secondo il rating ESG Nummus (pari o superiore ad A), mentre il restante 39% è attribuibile a strumenti di natura tradizionale.
Il superamento della soglia del 60% da parte degli strumenti sostenibili rappresenta un risultato rilevante: indica che, anche in un contesto di mercato complesso, la sostenibilità non è più un criterio accessorio, ma un principio guida nelle scelte allocative.
LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITA' NEGLI INVESTIMENTI LIQUIDI
L’analisi dei dati ESG del portafoglio investito in strumenti quotati evidenzia una qualità complessiva superiore rispetto al benchmark di riferimento. Pur condividendo lo stesso rating ESG (entrambi valutati “A”), il portafoglio ottiene un punteggio ESG Quality Score più elevato (6,5 contro 6,2), con performance migliori in tutte e tre le dimensioni: ambientale (6,9 vs 6,7), sociale (6,5 vs 6,0) e di governance (6,7 vs 6,5). Il divario più marcato si registra sul fronte sociale, segnale di una maggiore attenzione alle pratiche aziendali legate alla gestione del capitale umano, alla tutela dei diritti e alla dimensione relazionale con gli stakeholder.
Nello spazio di dialogo e influenza reciproca tra investitore ed impresa prende forma uno dei pilastri dell’identità di Inarcassa come investitore istituzionale: l’Engagement. L’engagement rappresenta un asse portante della strategia: nel 2024 Inarcassa ha partecipato a 26 assemblee societarie, esprimendo voto consapevole
anche in dissenso se necessario, in particolare su politiche retributive, e utilizzando il voto come leva di influenza. L’attività assembleare si affianca a un piano di engagement continuativo, articolato su 16 tavoli tematici (tra cui clima, catena di fornitura, gender diversity e remunerazione).
Tra questi si evidenzia che dal 2023 Inarcassa ha partecipato, tramite il Forum per la Finanza Sostenibile e nell’ambito di Climate Action 100+, ad un’iniziativa di engagement con Enel. È stato chiesto alla società di rendicontare su tre punti principali: dichiarare nel reporting la strategia di uscita dal carbone; definire una roadmap con traguardi per ogni impianto e spiegare il contesto e i vincoli applicati agli impianti a carbone in Italia e Spagna. Il dialogo ha portato alla pubblicazione, nel Rapporto di Sostenibilità 2023 di Enel, di una roadmap dettagliata per l’uscita dal carbone entro il 2027, con riferimento agli impianti in Italia e Spagna.
Un risultato concreto, che riconosce il ruolo attivo degli investitori istituzionali nella transizione energetica. In relazione alle policy di voto e all’attività svolta in occasione della stagione assembleare delle società quotate, l’Ente si è avvalso, nel 2024, del supporto di proxy advisor, con specifico riferimento a Glass Lewis, al fine di approfondire l’analisi delle proposte sottoposte all’assemblea. Le valutazioni fornite dai proxy advisor non vengono adottate in maniera automatica, ma considerate quale strumento tecnico a supporto del processo decisionale interno. I relativi report rappresentano inoltre una base informativa utile per l’eventuale attivazione di un confronto costruttivo con gli emittenti, in particolare nei casi in cui emergano profili di criticità sotto il profilo della governance o in relazione a tematiche ambientali, sociali e di sostenibilità. Inoltre, nelle società partecipate dove Inarcassa ha la possibilità di presentare liste di candidati in occasione del rinnovo degli organi collegiali, viene adottato un processo rigoroso di valutazione dell’indipendenza, delle competenze e della coerenza del profilo dei candidati, a garanzia della qualità degli organi di governo societario con il supporto di head hunter specializzati. Nel suo complesso, l’approccio di stewardship conferma l’identità di Inarcassa come investitore attivo e responsabile, che integra la sostenibilità non solo ex ante nella selezione, ma anche ex post nel monitoraggio, nel voto e nel dialogo continuo con le imprese.
VERSO LA SOSTENIBILITA' FINANZIANDO L'ECONOMIA REALE
Inarcassa, da oltre 15 anni, ha ricercato soluzioni di investimento che indirizzino risorse economiche verso l’Economia Reale per supportare lo sviluppo e la crescita di imprese non quotate, italiane ed internazionali. Si tratta dell’universo dei cosiddetti Mercati Privati (Private Markets) ovvero società non quotate sui mercati regolamentati che agli investitori più “pazienti”, con un orizzonte temporale di 7-10 anni, offre l’opportunità di diversificare su posizioni focalizzate in aziende di nicchia, ma con grande potenziale di crescita.
Gli investimenti di Inarcassa in Private Markets a fine 2024 sono rappresentati da circa 180 Fondi/Veicoli per un capitale investito di circa € 3 miliardi a fronte di impegni effettivi (commitment) pari a circa € 3,9 miliardi. Di questi Fondi/Veicoli, oltre 80 si focalizzano sul mercato domestico rappresentando circa il 45% del capitale impegnato.
I Fondi che si focalizzano sul mercato domestico a loro volta hanno investito, tramite equity o debito, in circa 800 imprese italiane di piccole, medie e grandi dimensioni, contribuendo alla generazione di circa 130 miliardi di euro di fatturato dal momento di ingresso di tali Fondi nella governance delle imprese e generando un flusso occupazionale per circa 600.000 dipendenti2.
2] I dati economici (Fatturato) e occupazionali (Società Coinvolte e Dipendenti) della tabella si riferiscono ai Fondi focalizzati su iniziative domestiche, sono stati ricavati dall’aggregazione delle informazioni fornite dai gestori e risultano pertanto indicativi.
Inarcassa è stata tra i primi investitori istituzionali ad approcciare i Mercati Privati, iniziando nel 2005 con Partecipazioni Dirette e Private Equity. La crisi del 2008, la successiva contrazione del credito bancario e la necessità di risorse finanziarie hanno stimolato lo sviluppo di nuovi prodotti a sostegno dell’economia reale, che Inarcassa ha accolto favorevolmente, evolvendo il proprio portafoglio con un bilanciato rapporto rischio-rendimento.
Nel Comparto Investimenti Reali Italia, Inarcassa ha investito in diverse Asset Class in concomitanza della loro presenza sul mercato, anche approcciando formule per l’epoca innovative nel mercato domestico come Fondi di
Private Debt, Venture Capital ed Infrastrutturali. Il contributo di tale comparto è stato sempre crescente negli anni, e insieme ai private markets ha stabilizzato il portafoglio sia durante la pandemia 2020-2021, sia nel 2022, anno della guerra Russia-Ucraina.
L’ultima tipologia di strategia che ha raccolto un grande interesse da parte della Cassa è quella dei fondi Impact (ex. art. 9 della normativa europea SFDR5) caratterizzati da specifici obiettivi di impatto ambientale e/o sociale, in linea con la policy di sostenibilità di Inarcassa.
Nel 2024, il Comparto Investimenti Reali Italia, ha registrato un significativo miglioramento del proprio rating ESG, passando da ‘A’ a ‘AA’, con un incremento dello score ESG da 6,94 a 7,52. Tutti e tre i pilastri – ambientale, sociale e di governance – hanno ottenuto punteggi elevati, riflettendo una performance ESG solida e bilanciata. La maggior parte dei nuovi investimenti è classificata come articolo 8 ai sensi del Regolamento SFDR, contribuendo in modo rilevante al rafforzamento della valutazione ESG dell’intera componente illiquida. Il portafoglio, da un punto di vista ESG, ha un rating superiore al benchmark di riferimento.
Sebbene la struttura del modello di valutazione ESG degli illiquidi sia diventata ormai consolidata, le metriche e i temi presi in considerazione sono in continuo aggiornamento; nel corso del 2023, ad esempio, sono stati inseriti nuovi indicatori derivanti dal contesto normativo come i PAI (“Principal Adverse Impact”) 6, nonché gli obiettivi di sostenibilità che l’Ente si è dato all’interno della Policy di Sostenibilità e che rafforza negli anni, ad esempio SDGs e carbon emissions.
LA CURA PER LA SOSTENIBILITA' NEGLI INVESTIMENTI IMMOBILIARI
Nel 2024 è proseguita la gestione delegata del patrimonio immobiliare, sostanziata a livello domestico dal Fondo Inarcassa RE, composto da due comparti e gestito da Fabrica Immobiliare SGR.
In particolare, nel corso dell’esercizio, il Consiglio di Amministrazione di Inarcassa ha approvato un percorso evolutivo dei due comparti fondato prevalentemente sulla clusterizzazione del Comparto Due, che prevede, tra l’altro, il trasferimento di alcuni asset al Comparto Uno, il mantenimento di un cluster residenziale e la vendita del cluster trading residuo. Il Comparto Uno, destinato strategicamente agli investimenti immobiliari sul mercato domestico con un profilo di rischio medio-basso e un orizzonte temporale medio-lungo, alla luce del percorso evolutivo approvato, prevede invece un piano di riqualificazione ESG che consenta di assecondare la transizione green e perseguire il mantenimento “a premio” del posizionamento strategico del Comparto, oltre al trasferimento, nel 2025, di alcuni asset dal Comparto Due, aventi caratteristiche simili sia in termini di destinazione d’uso direzionale e commerciale che di profilo strategico core e core plus.
In ambito globale, nel corso dell’anno, al fine di diversificare gli investimenti nel settore immobiliare, sono stati selezionati e sottoscritti impegni in otto fondi globali per 150 milioni di euro, tra cui quattro fondi con strategia core, core plus di cui uno diversificato, Curzon Capital Partners 5 Long-Life e tre tematici, inerenti le infrastrutture sociali, l’healthcare e la logistica con la sottoscrizione rispettivamente dei fondi Franklin Templeton Social Infrastructure Fund, BNP Paribas Healthcare Property Fund Europe e Prologis European Logistics Fund. Inoltre, sono stati sottoscritti impegni aggiuntivi su due fondi di fondi già presenti in portafoglio, CBRE Global Investment Partners Global Alpha Fund e UBS Lux Real Estate Funds Selection. Infine, sono stati sottoscritti impegni anche in due fondi con strategia value added, Tikehau Real Estate Opportunity II e Pictet Real Estate Capital Elevation Fund II.
Il portafoglio Domestico presenta un rating ESG pari a BBB, stabile rispetto al trimestre precedente; ciò è dovuto in generale al fatto che il parco immobiliare italiano, tra cui gli immobili dei fondi investiti, è in gran parte obsoleto con una vita media alta e necessita di forti azioni di ristrutturazione ed efficientamento. L’ESG quality score complessivo è pari a 5,24 (scala da 0 a 10) ed inferiore rispetto al benchmark pari a 6,05, con pesi delle componenti Environmental (E), Governance (G) e Social (S) al momento uguali e pari al 33,3%.
Il portafoglio Globale fa registrare un miglioramento rispetto al semestre precedente, con un rating ESG pari ad AA. Tale risultato è dovuto ad un incremento dell’implementazione ESG sul portafoglio, diversamente dallo scorso anno in cui vi era stata una sostanziale stabilità, in quanto il portafoglio Globale ha visto aumentare il numero di fondi classificati Art. 9 ai sensi della normativa SFDR, composti in gran parte da immobili efficienti di nuova concezione o che implementano ristrutturazioni/riqualificazioni ESG compliant.
L’ESG quality score complessivo è pari a 7,19 (scala da 0 a 10), un valore superiore rispetto al benchmark score fissato a 6,05. Le componenti Environmental (E), Governance (G) e Social (S) presentano un peso uniformemente distribuito.
CONCLUSIONI
L’integrazione sistematica dei criteri ESG nei processi decisionali rappresenta un elemento strutturale dell’approccio adottato, fondato sulla convinzione che la sostenibilità sia parte integrante della creazione di valore nel lungo periodo. Le società in portafoglio riflettono, con intensità e modalità diverse, il confronto con le sfide poste dalle transizioni energetica, ambientale, digitale e sociale. In questo contesto, il contributo di Inarcassa a un’economia più equa e resiliente si esprime tanto nelle scelte allocative quanto nell’adozione di un modello gestionale capace di leggere criticamente l’evoluzione dei contesti e di individuare opportunità coerenti con una visione di lungo termine.