ShortLetter - 02/2018
_ _ _ M O N D O
Negli USA gli ultimi dati sull’inflazione sono risultati superiori alle attese degli analisti, con l’indice dei prezzi al consumo che ha evidenziato un incremento del 2,1% su base annuale rispetto all’1,9% atteso. Alla luce di questi dati l’attenzione degli operatori si è spostata maggiormente sulle prossime mosse da parte delle autorità monetarie, con crescenti timori circa la possibilità di un’accelerazione del ritmo di normalizzazione dei tassi. Nel corso della prima audizione davanti al Congresso, il neo governatore della FED, Jerome Powell, ha comunque ribadito l’intenzione di procedere ad una graduale normalizzazione dei tassi e del bilancio.
A livello politico il presidente Trump ha presentato il piano di investimenti infrastrutturali da 1500 miliardi di Dollari in dieci anni.
I rinnovati timori di inasprimento monetario negli Stati Uniti hanno prodotto un nuovo brusco rialzo dei rendimenti obbligazionari con Il livello del rendimento del titolo con scadenza decennale USA che si è riportato su livelli prossimi al 3%, con segnali di maggiore stabilità solo negli ultimi giorni del mese.
A tale fenomeno ha fatto seguito un forte aumento dell’avversione al rischio che è sfociata in un significativo calo delle quotazioni azionarie nel corso della prima metà del mese, esteso a tutti gli indici azionari mondiali e solo parzialmente rientrato nella seconda metà. L’aumento del differenziale tra i tassi USA e quelli europei, rimasti sostanzialmente stabili, non ha prodotto l’atteso recupero del dollaro rimasto sui livelli di inizio mese e dunque il ritorno per un investitore europeo è rimasto significativamente negativo nel mese.
_ _ _ E U R O P A
La stima preliminare del PIL relativo al quarto trimestre del 2017 ha evidenziato una crescita del 2,7% su base annuale.
Sono stati pubblicati anche i verbali dell’ultima riunione della BCE. Nei documenti viene indicata anche una certa preoccupazione circa le recenti dichiarazioni in campo internazionale sui tassi di cambio: il continuo rafforzamento dell’Euro, infatti, è un elemento deflazionistico e potrebbe compromettere l’exit strategy dal QE.
La stima finale dell’indice dei prezzi al consumo relativa al mese di gennaio ha evidenziato una crescita dell’1,3% in termini tendenziali, in linea con le attese. Si è trattato di una decelerazione rispetto al +1,4% del mese precedente e dunque nulla di paragonabile a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti.
Nella riunione dell’Eurogruppo di lunedì 19 febbraio è stata decisa la sostituzione di Vitor Constâncio con il ministro spagnolo dell’economia Luis de Guindos, in qualità di vicepresidente dell’istituto centrale europeo a partire dall’1 giugno 2018: una figura non tecnica in seno al Consiglio Direttivo della Bce, che ha destato più; di qualche perplessità negli operatori finanziari.
Dal punto di vista politico oltre alle attese sull’esito del referendum degli iscritti all’ SPD tedesco sulla proposta di grande coalizione in Germania continua a tenere banco la negoziazione sulla Brexit tra Unione Europea e Gran Bretagna, in stallo sulla questione dei confini commerciali dell’Irlanda del Nord.
Come già descritto, anche sui listini europei la maggiore avversione al rischio ha comportato significativi cali delle quotazioni (mediamente del 6/7%) con un recupero ridotto nelle ultime sessioni del mese.
_ _ _ I T A L I A
Anche il listino domestico ha risentito delle difficoltà dei mercati internazionali seppure in termini relativi la performance negativa è stata di entità inferiore in Italia rispetto a quanto registrato nel resto d’Europa. A dimostrazione che l’approssimarsi delle elezioni politiche non induce, per il momento, negli operatori di mercato particolari timori. Anche sul versante obbligazionario lo spread tra il BTP a 10 anni ed il corrispondente titolo tedesco è rimasto stanzialmente stabile e l’esito dell’ultima tornata di aste del Tesoro è stata piuttosto soddisfacente. I risultati annunciati dalle maggiori imprese (Eni, Terna, Enel, Banca Intesa, Poste Italiane) relativi all’esercizio 2017 sono risultati superiori alle attese con annunci di una politica di dividendi per il 2018 molto premiante.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine febbraio il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato raggiunge i 10,4 mld, in calo contenuto rispetto ai valori di fine gennaio, proprio a seguito delle difficoltà registrate nel mese dai listini azionari mondiali (circa il 23% del patrimonio totale). Rimane positiva la componente (circa il 25% del patrimonio) dedicata agli investimenti a ritorno assoluto e nell’economia reale (private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare) a conferma del suo effetto stabilizzante sul rischio del portafoglio.