ShortLetter - 02/2020
_ _ _ M O N D O
I mercati rimangono focalizzati per lo più; sulle evoluzioni della diffusione del virus COVID-19 e, marginalmente, sulle primarie dei democratici negli USA.
La diffusione avvenuta in Corea del Sud, Giappone, Iran e progressivamente in Italia, ha aumentato il pessimismo sui mercati circa la possibilità di contenere il virus minimizzando gli impatti sull’economia globale. Questo nonostante in Cina il numero dei nuovi infetti e dei decessi dia segno di stabilizzarsi e le autorità stiano spingendo le fabbriche a riaprire.
Inoltre, gli indicatori di fiducia delle imprese, sia in Europa sia negli USA, cominciano a riportare evidenza dei rischi connessi alla diffusione del virus. Alcuni dati iniziano a dare un quadro negativo per il primo trimestre, come le vendite di auto in Cina, calate del 92% nelle prime due settimane di febbraio.
Finora era prevalsa sul mercato l’ipotesi che l’economia cinese, e quella globale in generale, potessero recuperare il rallentamento del primo trimestre nel corso del 2020, con un c.d. movimento a “V”; ma viste le recenti evoluzioni questo appare più; problematico. A questo shock, che colpisce l'economia sia sul fronte della domanda che dell'offerta di beni e servizi, le autorità possono opporre le armi convenzionali della politica monetaria e fiscale. La prima ha in generale margini di manovra ridotti, mentre la seconda ha più; spazio, ma non equamente distribuito. L’intensificarsi dei contagi in diverse aree del mondo ha messo a rischio sia le aspettative del mercato che gli impatti economici del virus si sarebbero limitati al primo trimestre del 2020 sia la crescita degli utili sulla quale erano saliti i mercati da inizio anno.
I mercati azionari hanno realizzato una forte correzione nel corso dell’ultima settimana del mese. In particolare per il mercato americano è stata la variazione negativa settimanale più; forte dall’ottobre 2008 (fallimento Lehman). Il posizionamento estremo degli investitori sull’asset class azionaria e le valutazioni storicamente care hanno esacerbato il movimento di mercato.

La sintesi della scorsa settimana sui mercati azionari vede un crollo del mercato USA del -11,5%. L’Area Euro lascia sul terreno il -12,4% ed il nostro mercato, epicentro dell’epidemia in Europa, il -11,25% (di certo non peggio degli altri indici). Il Giappone chiude in ribasso del -9,6%, mentre “resistono” i mercati emergenti con una discesa comunque cospicua dell’indice MSCI Emerging (-7,26%), grazie alla buona tenuta della Cina, dove azioni di politica monetaria e dati sulla diffusione epidemica in miglioramento, hanno confinato al -5% la caduta dell’indice CSI 300. Grandi protagonisti nella settimana i mercati obbligazionari governativi cosiddetti “core”, mercati che rappresentano il “porto sicuro” nei momenti come quello che stiamo vivendo. I rendimenti si sono abbassati di ben 32 punti base sul decennale statunitense, chiudendo a 1,15%, e di 18 punti base sul Bund decennale tedesco a -0,61%. Sotto pressione invece il nostro differenziale con la Germania che allarga di ben 37 punti base a 171. Più; variegata e per alcuni aspetti insolita la reazione di altri tradizionali “porti sicuri” con il dollaro Usa che si indebolisce nei confronti dell’euro a 1,11 da 1,085 e l’oro che perde il 3,5% a 1.585,7 dollari l’oncia, mentre lo yen riacquista in parte la sua funzione di valuta rifugio. Da segnalare infine il crollo del prezzo del petrolio con il Brent che perde il 13,6% a 50,52 dollari al barile e l’impressionante impennata della volatilità che sul mercato statunitense balza del +135% da 17 a 40 (indice VIX).
In Cina il virus sta retrocedendo, dimostrando che le misure di contenimento adottate dalla autorità stanno avendo effetto. Per gli investitori sarà importante vedere che l’impatto macroeconomico del Coronavirus è temporaneo. In questi giorni è iniziato il rilascio dei primi dati macroeconomici relativi a febbraio. In particolare gli indicatori sulla Cina mostrano un evidente indebolimento: l’indicatore di fiducia delle imprese cinesi è ad esempio andato in territorio di forte contrazione dell’attività. Questo era in qualche modo atteso dagli investitori. Presumibilmente potrebbe accadere lo stesso per gli indicatori europei e statunitensi. È però importante che il fenomeno continui ad essere visto come temporaneo e che venga quindi interpretato come un “vuoto d’aria” per l’economia. Un vuoto che verrà colmato nel momento in cui il virus sarà contenuto e l’attività economica riprenderà in modo normale, e non un evento recessivo come quello accaduto nel 2008/2009.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine febbraio il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato è pari a circa 11,4 mld di Euro, come conseguenza della penalizzazione registrata sui mercati azionari a cui ha fatto parzialmente riscontro la buona tenuta delle altre componenti del portafoglio a testimonianza della bontà della sua struttura diversificata. La penalizzazione registrata è rimasta così ampiamente contenuta entro i limiti di rischio deliberati anche grazie all’utilizzo parziale dei range di oscillazione autorizzati in occasione dell’approvazione della nuova Asset Allocation Strategica. Sono stati aumentati, secondo quanto previsto dalla nuova AAS, gli strumenti di investimento a ritorno assoluto che quindi possono ridurre la volatilità del portafoglio in situazioni di particolare stress sui mercati. Il Consiglio sta monitorando in maniera puntuale il susseguirsi degli accadimenti al fine di valutare ogni eventuale ulteriore intervento che si rendesse necessario a tutela del contenimento del rischio complessivo del portafoglio.
Pubblicato: 5 marzo 2020