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ShortLetter

Briciole di pane

  1. ShortLetter - 03/2018
Marzo 2018

ShortLetter - 03/2018

_ _ _ M O N D O

Nel corso dell’ultimo mese sui mercati si è registrato un aumento dell’avversione al rischio da parte degli operatori che ha penalizzato i principali listini azionari. Al centro delle preoccupazioni degli investitori è stata l’evoluzione delle relazioni commerciali a livello internazionale, dopo che l’amministrazione Trump ha presentato il piano per l’introduzione di dazi su 60 miliardi di Dollari di importazioni provenienti dalla Cina, circa il 10% del totale. La volontà di Trump sembra quella di voler raggiungere un accordo con la Cina per ridimensionare lo squilibrio della bilancia commerciale fra i due paesi. La risposta di Pechino non si è fatta attendere ribadendo l’intenzione di prendere “tutte le misure necessarie” per contrastare simili azioni unilaterali. Un elemento positivo all’interno di questo contesto è stata la decisione di esentare i paesi alleati, fra cui l’Unione Europea, dall’entrata in vigore dei dazi su acciaio e alluminio. Le iniziative del presidente americano hanno riguardato anche la politica interna con il licenziamento del Segretario di Stato Rex Tillerson, considerato pragmatico e moderato.
Le vendite hanno penalizzato tutti i settori industriali, con le flessioni maggiori sul comparto tecnologico che, molto probabilmente, ha risentito sia delle vicende societarie di Facebook, dopo lo scandalo Cambridge Analytica, sia dell’intervento presidenziale questa volta finalizzato ad imporre un maggior rigore fiscale alle grandi multinazionali tecnologiche come Amazon.

La FED, come ampiamente atteso, ha alzato i tassi ufficiali di un quarto di punto, portandoli in una fascia compresa fra 1,5-1,75%. Dalle parole del nuovo presidente Jerome Powell e dal comunicato successivo è stata confermata la previsione di tre rialzi, mentre per il 2019 la previsione è stata portata da due a tre.
Sul piano macroeconomico, a febbraio, il tasso di disoccupazione è rimasto al 4,1%, ai minimi da dicembre 2000, per il quinto mese di fila. L’indice dei prezzi al consumo è cresciuto a febbraio, in linea con le attese, del +2,2% in termini tendenziali e del +0,2% in termini congiunturali. I dati, in generale, indicano che l’inflazione sta gradualmente tornando senza brusche accelerazioni.

La tendenza di fondo dei mercati è stata quella di un indebolimento dei principali listini azionari e di un recupero marginale di quelli obbligazionari, soprattutto, sulle parti più; lunghe delle curve, complici anche dati macro che hanno delineato un quadro di stabilizzazione delle dinamiche inflazionistiche. Sui mercati valutari il Dollaro si è indebolito nei confronti delle principali valute e il tasso di cambio con l’Euro è risalito sopra il livello di 1,23.

 

_ _ _ E U R O P A

In occasione dell’ultima riunione, la BCE ha modificato il comunicato finale rimuovendo ogni riferimento alla possibilità di incrementare il QE nel caso di prospettive economiche meno favorevoli. Draghi, nelle sue dichiarazioni, ha ribadito la necessità del mantenimento di tassi bassi ancora a lungo. Inoltre, la stima sull’inflazione relativa al 2019 è stata ridotta dall’1,5% all’1,4%. Tale previsione viene confermata anche dai dati congiunturali: l’indice dei prezzi al consumo di febbraio ha presentato una variazione di +1,1% in termini tendenziali. Si è trattato di un rallentamento rispetto alla crescita dell’1,3% del mese precedente.

In Germania, l’indicatore relativo alle aspettative economiche ha registrato un calo marcato a 5,1 punti dai 17,8 precedenti. Il dato, il più; basso dal 2016, riflette soprattutto le preoccupazioni sugli effetti del rafforzamento dell’Euro e di eventuali tensioni commerciali.

Naturale di conseguenza la reazione sul mercato dei tassi dove il tasso decennale italiano è calato marginalmente chiudendo il mese decisamente sotto il livello del 2%. Anche sui listini europei la maggiore avversione al rischio ha comportato significativi cali delle quotazioni con un recupero ridotto nelle ultime sessioni del mese.

 

_ _ _ I T A L I A

L’esito elettorale italiano ha visto il prevalere delle forze potenzialmente meno favorevoli all’Unione Monetaria e ha delineato un quadro nel quale diventa difficile delineare uno scenario di governabilità. Nonostante questi fattori di incertezza i mercati finanziari italiani non hanno registrato un andamento particolarmente negativo; molto probabilmente gli operatori hanno preferito assumere un atteggiamento attendista all’interno di uno scenario nel quale le prospettive di crescita del paese sono migliorate e rimane il sostegno da parte della BCE. In generale i risultati di fine anno delle maggiori aziende domestiche sono stati molto lusinghieri con utili in rialzo, il che ha permesso una distribuzione di dividendi in aumento rispetto agli anni precedenti, che verrà sancita dalla prossima tornata di appuntamenti assembleari. A tenere maggiormente banco in questo periodo la vicenda Telecom con la disputa sulla governance dell’azienda tra l’azionista di maggioranza Vivendi e quelli di minoranza guidati dal fondo attivista Elliott.

 

_ _ _ I N A R C A S S A

A fine Marzo il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato raggiunge i 10,2 mld, in calo rispetto ai valori di fine Febbraio, proprio a seguito delle difficoltà registrate nel mese dai listini azionari mondiali (circa il 23% del patrimonio totale). Rimane positiva la componente (circa il 25% del patrimonio) dedicata agli investimenti a ritorno assoluto e nell’economia reale (private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare) a conferma del suo effetto stabilizzante sul rischio del portafoglio. Tra essi spicca anche quest’anno il ritorno positivo dell’investimento nel capitale sociale della Banca d’Italia con oltre 10 mln di euro lordi di utili distribuiti di competenza Inarcassa.

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