ShortLetter - 04/2019
_ _ _ M O N D O
Il secondo trimestre è iniziato in maniera positiva per i mercati azionari che scommettono su un esito favorevole per l’accordo commerciale tra Cina e Stati Uniti e che hanno accolto con favore il miglioramento del PMI cinese. I mercati emergenti e della zona Euro sono quelli che hanno messo a segno la miglior performance, mentre il Regno Unito, per via dell’incertezza sulla Brexit, e gli Stati Uniti hanno registrato performance positive più; contenute. Tassi governativi in leggera risalita, curve in moderato irripidimento, spread di credito in calo (anche per i BTP). È un quadro tipico da appetito per il rischio, con l’attenzione degli investitori non più; tanto puntata sulle banche centrali, che ormai hanno poche possibilità di sorprendere in positivo, quanto sugli altri temi politici (pace commerciale e Brexit) e sui dati economici. Le sorprese più; piacevoli, e forse inattese, stanno arrivando dai dati macro. L’andamento delle principali economie mondiali è ancora “lento”: il Fondo Monetario Internazionale ha infatti ridotto le stime della crescita globale per l’anno in corso dal 3,7% al 3,3%. Ma i dati sono rassicuranti rispetto ai timori di recessione globale che stavano montando a fine 2018.
Negli Stati Uniti la stima preliminare del Pil relativa al primo trimestre ha registrato una crescita trimestrale annualizzata del 3,2%. Sul dato hanno influito soprattutto le esportazioni nette e le scorte aziendali. Gli stimoli fiscali hanno continuato a supportare l’economia americana.
In Cina, la crescita del PIL del primo trimestre è stata pari al 6,4% su base annua, stabile rispetto al trimestre precedente dando motivo di maggiore fiducia in una stabilizzazione della crescita economica che potrebbe manifestarsi, tra il secondo e il terzo trimestre, grazie alle politiche espansive monetarie e fiscali.
È iniziata la “reporting season” negli USA e i risultati delle prime banche (JP Morgan e Wells Fargo, soprattutto) sono stati superiori alle attese degli analisti. Da segnalare il forte rialzo del titolo Walt Disney che ha presentato un nuovo servizio di streaming molto competitivo sul piano dell’offerta e del prezzo, dando fastidio così alla rivale Netflix. Infine, si riaffacciano le operazioni di acquisizione nel settore petrolifero con l’offerta di ben 33 miliardi di dollari lanciata da Chevron sulla Anadarko Petroleum.
Per quanto riguarda la guerra commerciale tra USA e Cina, il Ministro del Tesoro Mnuchin ha asserito che siamo arrivati al round finale, un accordo potrebbe quindi essere imminente, anche se negli ultimi giorni alcune dichiarazioni hanno raffreddato gli entusiasmi. In particolare il Capo dello Staff della Casa Bianca Mulvaney, ha dichiarato che se entro 2 settimane non si ottiene un accordo, Trump è pronto ad abbandonare le trattative.
La Fed attraverso le parole del presidente Powell ha tenuto a precisare che al momento non ha alcuna propensione verso una mossa al rialzo o al ribasso dei tassi, giudicando anzi temporaneo il recente calo dell’inflazione.
La volatilità delle quotazioni del greggio, già influenzata da fattori geopolitici legati alla situazione interna di paesi come il Venezuela e la Libia, è stata ulteriormente alimentata dalla decisione inattesa da parte di Trump di non rinnovare le esenzioni all’import di petrolio iraniano concesse ad alcuni paesi. Se alcuni paesi, come l’Italia, hanno già ridotto a zero l’import da Teheran, altri come la Cina e l’India continuano a rifornirsi da questo produttore. Rimane da verificare se le tensioni si aggraveranno, considerando che da inizio anno il greggio ha già registrato un rialzo di circa il 40%; molto dipenderà dalla risposta in termini produttivi che arriverà dai paesi OPEC.
Relativamente ai mercati valutari, l’Euro ha perso terreno nei confronti delle principali valute e il tasso di cambio con il Dollaro è sceso sotto il livello di 1,12 toccando i minimi dallo scorso giugno.
_ _ _ E U R O P A
I dati che arrivano dal vecchio continente continuano ad essere deludenti. In Germania l’indice IFO è calato in aprile per il settimo mese tra gli ultimi otto, deludendo le attese degli economisti. Ma i listini europei, grazie anche al supporto delle Banche Centrali, non sembrano preoccupati. Il rendimento del Bund tedesco è sceso leggermente, assestandosi nuovamente intorno allo 0%, anche se i primi dati delle regioni tedesche hanno lasciato intendere un discreto rimbalzo dell'inflazione tedesca.
Il PIL dell’Eurozona del primo trimestre 2019 ha fatto registrare una crescita dello 0.4% trimestre su trimestre. Interessante anche il dato di disoccupazione, di marzo 7.7% da precedente 7.8%, nuovo minimo ciclico per l'area. La forza del mercato del lavoro è alla base di questa performance, e il suo ulteriore miglioramento depone bene per i prossimi mesi.
Il Presidente della BCE Draghi ha ribadito che i tassi rimarranno invariati almeno fino a fine anno a causa dei numerosi rischi ancora presenti per la crescita in Area Euro: geopolitica, protezionismo, vulnerabilità di alcuni mercati emergenti.
La vicenda Brexit è caratterizzata ancora dalla totale incertezza, ma il Parlamento Britannico ha formalizzato con una legge che Hard Brexit, un’uscita senza accordo, non è un’opzione possibile. Inoltre, il fatto che May si sia infine decisa a ricercare un accordo ampio, coinvolgendo l’opposizione, aumenta le probabilità di un’uscita soft. Al termine di un vertice di urgenza dei governi dell’Unione Europea, al Regno Unito è stata concessa una dilazione della data di possibile uscita fino al 31 ottobre. Il Regno Unito potrà comunque anticipare l’uscita qualora Theresa May riuscisse ad ottenere l’approvazione del deal da parte del Parlamento, che peraltro lo ha già respinto tre volte. Tutti gli scenari restano aperti a questo punto incluse possibili nuove elezioni politiche, un secondo referendum o la revoca dell’art. 50.
_ _ _ I T A L I A
Il Pil domestico del primo trimestre ha sorpreso in positivo (+0.2% dal precedente -0.1% con attese per +0.1%). Tra l'altro, i trimestri precedenti sono stati rivisti al rialzo, cosa che alza marginalmente la base di calcolo. La nota dell'ISTAT segnala che sul fronte della domanda c'è un contributo negativo di quella interna (al lordo delle scorte) compensato dal canale estero. Anche la disoccupazione italiana ha dato un indizio positivo, scendendo parecchio sotto attese (10.2% da 10.5%) grazie anche ad una revisione del dato precedente.
Nei numeri del DEF il deficit italiano 2019 è stato rivisto verso l’alto confermando però i piani 2020 – 2021 concordati con l’UE. È il segno che, per ora, non è in programma un nuovo braccio di ferro con l’Europa. C’è stato anche l’atteso pronunciamento dell’agenzia Standard & Poors sul debito sovrano dell’Italia. L’agenzia ha lasciato invariato il rating al livello BBB ed ha confermato lo scenario negativo di sei mesi fa permettendo allo spread tra i Btp italiani ed i Bund tedeschi di rientrare attorno ai 250 punti base dopo la salita fino a 270 punti, il massimo dallo scorso febbraio.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine aprile il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato ha raggiunto i 10,8 mld grazie ai nuovi rialzi delle quotazioni azionarie ed il discreto contributo di quelle obbligazionarie denominate in dollari. Il rendimento gestionale a valori di mercato da inizio anno mostra un risultato positivo prossimo al 5%, compensando di gran lunga il calo registrato lo scorso anno. Positivo il trend degli assets italiani, nonostante la non brillante condizione dell’economia domestica. Continua l’adeguamento del portafoglio con il sempre maggiore utilizzo di strumenti finanziari che rispettino i principi di investimento responsabile (ESG) adottati da Inarcassa, con particolare riferimento alle emissioni obbligazionarie destinate al finanziamento di iniziative di sostenibilità ambientale (Green Bonds).
Pubblicato: 7 maggio 2019