ShortLetter - 05/2018
_ _ _ M O N D O
L’ultimo aggiornamento delle previsioni economiche pubblicato dal Fondo monetario internazionale ha confermato l’opinione generale: l’economia globale è in forma. Nel 2018 si dovrebbe registrare una lieve accelerazione della crescita al 3,9%, rispetto al livello già elevato (3,8%) del 2017. Lo scenario di base che emerge dalle previsioni del FMI indica, per quanto riguarda gli scambi commerciali globali, un proseguimento dell’espansione a un ritmo di circa il 5% annuo. I segnali provenienti dall’amministrazione americana rimangono controversi: da una parte il pugno duro nei confronti dei partners europei con l’imposizione dei dazi sull’importazione di acciaio, dall’altro l’attivazione del “Comprehensive Dialogue”, vale a dire lo strumento di negoziato bilaterale fra gli USA e la Cina sui temi economici, che ha permesso anche la riapertura del dialogo con la Corea del Nord.
La Federal Reserve ha deciso, come nelle attese, di mantenere i tassi ufficiali di riferimento invariati nel range 1,50 - 1,75% e ha confermato l’intenzione di proseguire il percorso di graduale rialzo dei tassi. L’istituto ha confermato un quadro di crescita moderato e ha preso atto che l’inflazione si sta assestando intorno al target del 2%. Una novità rispetto ai precedenti comunicati è stata la definizione di tale target come “simmetrico”, a suggerire la disponibilità a tollerare temporanei scollamenti sia al ribasso che al rialzo dell’inflazione rispetto all’obiettivo. Indicazioni di consolidamento sono venute, inoltre, dal mercato del lavoro. Il rapporto di aprile ha mostrato la creazione di 164mila nuovi posti, con una revisione al rialzo del dato di marzo. Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,9%, sui minimi dal 2000. Anche i consumi hanno mostrato una buona tenuta: in aprile le vendite al dettaglio hanno registrato un incremento dello 0,3% su mese, portando la crescita su base annua al 4,7%.
I listini azionari americani hanno evidenziato una certa tenuta, soprattutto con riferimento al comparto tecnologico, mentre nell’area Euro sono stati moderatamente negativi , con particolare pesantezza della piazza italiana. Generalmente negativi i mercati obbligazionari, con la periferia europea “contagiata”, seppure in maniera più; limitata, dall’Italia. Il Dollaro si è rafforzato ed ha chiuso il periodo di riferimento sotto il livello di 1,17 Euro, ai minimi da novembre dello scorso anno.
_ _ _ E U R O P A
La stima preliminare del PIL, al primo trimestre del 2018, ha segnato una crescita dello 0,4% su base trimestrale (la più; debole da sei trimestri) e del 2,5% in termini annuali. Si è trattato di una decelerazione rispetto alla crescita trimestrale dello 0,7% e annuale del 2,8% del trimestre precedente. Il tasso di disoccupazione si è attestato a marzo all’8,5%, in linea con le attese e con il mese precedente. Sul fronte dei prezzi, la stima flash di aprile ha segnato una crescita dell’indice al consumo dell’1,2% in termini annuali. Si è trattato di un rallentamento rispetto all’1,3% di marzo. Sulle aspettative degli imprenditori pesa l’incertezza legata al contesto economico internazionale e, in particolare, all’evoluzione della questione dei dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti, che potrebbero avere ripercussioni significative per l’economia tedesca. Le ultime settimane si sono caratterizzate per un aumento del rischio politico sulla periferia dell’area Euro, perché;, oltre alle vicende italiane, si sono aggiunte quelle riguardanti la Spagna che, a seguito delle difficoltà del Partito Popolare di Rajoy, e il successivo ritorno al governo del partito socialista, dovrebbe andare ad elezioni anticipate nel breve termine.
Sui mercati obbligazionari questa situazione si è tradotta in un generale allargamento degli spread rispetto alle emissioni tedesche, con quelle italiane che sono state maggiormente penalizzate dalle vendite, soprattutto, sul tratto a due anni della curva.
_ _ _ I T A L I A
L’evoluzione del quadro politico italiano è stato il tema dominante contribuendo a generare significative fasi di volatilità, soprattutto con il listino domestico che ha perso quasi tutto il guadagno realizzato nei primi 4 mesi dell’anno ed differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi che ha superato in alcuni momenti i 300 punti base sulla scadenza decennale. Livello che non si registrava da oltre 3 anni.
Il primo timore da parte degli operatori riguarda la tenuta dei conti pubblici, di fronte a misure economiche di tipo strutturale che non hanno attualmente coperture finanziarie dettagliate. Il secondo elemento di attenzione da parte dei mercati riguarda la mancanza di riforme strutturali che affrontino i problemi legati al deficit di competitività del sistema Italia. Il terzo elemento che ha contribuito a creare un quadro di incertezza è l’impianto del c.d. “Contratto” che, anche nella versione finale, mantiene indirizzi fortemente critici nei confronti delle politiche europee. L’auspicio è che con la formazione del nuovo Governo i primi provvedimenti intrapresi possano fugare almeno parte di queste incertezze riportando serenità sui mercati finanziari domestici.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine Maggio il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato si mantiene sopra i 10,2 mld. Grazie alla notevole diversificazione, le penalizzazioni dovute all’effetto della crisi politica italiana sugli assets domestici, che costituiscono una parte rilevante del patrimonio, sono state in gran parte assorbite. Il robusto declino delle quotazioni sui titoli di Stato italiani ha costituito un’occasione per aumentare lo stock di tali titoli in portafoglio, sfruttando parte della liquidità precauzionalmente accumulata nel corso delle precedenti settimane. Rimane positiva la componente dedicata agli investimenti nell’economia reale (private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare) a conferma del suo effetto stabilizzante sul rischio del portafoglio. Per controbilanciare comunque il rischio “Italia” con le sue conseguenze negative sulla divisa Europea si è provveduto anche ad incrementare tatticamente l’esposizione al dollaro, tramite titoli del Tesoro americano a breve scadenza.