ShortLetter - 07/2018
_ _ _ M O N D O
Le dichiarazioni di Trump sulla politica commerciale e sulla politica monetaria hanno dominato la scena, continuando ad influenzare l’andamento dei mercati. Il presidente statunitense ha intensificato le sue recriminazioni con l’Unione Europea, minacciando l’imposizione di dazi sulle auto importate (misura questa che avrebbe impatti rilevanti, soprattutto, sull’industria tedesca). Inoltre, ha accusato esplicitamente l’UE e la Cina di manipolazione valutaria, con la prima che terrebbe i tassi troppo bassi e la seconda che attuerebbe politiche di ritorsione attraverso la svalutazione dello Yuan.
Per quanto concerne la politica monetaria, Trump, pur sottolineando di non voler interferire con l’indipendenza della FED, ha espresso “scarso entusiasmo” per le manovre di rialzi graduali che farebbero apprezzare il Dollaro creando uno svantaggio competitivo nei confronti delle altre aree economiche. A questo proposito, nelle due audizioni semestrali di fronte al Congresso, Jerome Powell ha definito “incoraggiante” il ritorno dell’inflazione vicino al target del 2%. All’interno di questo contesto il governatore della FED ha pronosticato altri due rialzi di un quarto di punto da qui a fine anno.
All’interno di questo contesto, i mercati azionari hanno evidenziato una certa volatilità nella prima parte del mese; poi, nonostante, l’effettiva entrata in vigore del pacchetto dei dazi fra USA e Cina, gli operatori hanno mostrato una maggiore propensione al rischio premiando la maggiore parte dei principali listini. Fra i mercati globali, le tensioni si sono riverberate soprattutto su quelli cinesi con perdite significative sul listino di Shanghai e con l’indebolimento dello Yuan. A livello settoriale, forte volatilità ha interessato il comparto automobilistico che probabilmente ha risentito delle nuove minacce di dazi da parte di Trump. I mercati obbligazionari hanno evidenziato una certa stabilità, con variazioni marginali rispetto alle chiusure del mese precedente anche se le tensioni sui tassi americani sono sempre più; evidenti e fanno anche da supporto al recupero del dollaro nei confronti delle maggiori monete.
_ _ _ E U R O P A
La stima finale dell’indice dei prezzi al consumo di giugno presenta un’accelerazione, in termini tendenziali, al 2% dall’1,9% precedente, in linea con le attese. Il maggior contributo positivo è derivato dal comparto energia, che ha più; che compensato il calo dei servizi. Il dato core presenta una lieve decelerazione allo 0,9% dall’1,1% precedente. I dati, nel complesso, dovrebbero supportare la decisione della Banca Centrale Europea di terminare il programma di alleggerimento quantitativo entro la fine dell’anno e di non procedere verso un aumento dei tassi di interesse prima di settembre 2019. I rendimenti obbligazionari dei Paesi core sono rimasti maggiormente stabili, mentre nel comparto periferico le emissioni italiane hanno continuato ad evidenziare una certa volatilità da ricondurre, con molto probabilità, alle tensioni interne al governo sulle nomine e sui futuri indirizzi di politica economica. I listini azionari hanno mostrato qualche segnale di recupero ma in particolare quello tedesco continuano a risentire delle preoccupazioni riguardo i rapporti commerciali con gli Stati Uniti e quello inglese della difficile situazione politica domestica.
_ _ _ I T A L I A
Rimane il timore da parte degli operatori riguardo la tenuta dei conti pubblici, di fronte a misure economiche di tipo strutturale che non hanno attualmente coperture finanziarie dettagliate. A farne le spese soprattutto lo spread sui titoli di Stato che si è mantenuto stabile fino all’ultima settimana del mese per poi iniziare a risentire dell’avvio delle consultazioni sui temi riguardanti la legge di bilancio che sicuramente terranno in ostaggio i mercati domestici almeno fino all’autunno. I movimenti più; rilevanti si sono avuti nel comparto a breve scadenza laddove il tasso a due anni italiano ha evidenziato una certa volatilità ed è tornato a salire (circa 15 punti base la variazione rispetto alla chiusura precedente). Nel comparto auto forte attenzione su FCA dopo la traumatica uscita di scena di Sergio Marchionne; l’azienda, infatti, dopo la liquidazione del debito con il governo US e il risanamento del bilancio, dovrà affrontare nuove sfide derivanti da un contesto tecnologico e normativo in forte evoluzione. I passaggi più; delicati riguardano la ricerca di un partner tecnologico e l’aggregazione con un altro gruppo per condividere i rilevanti costi di ricerca e sviluppo. Buone le trimestrali di Fincantieri ed Eni mentre il settore bancario risulta penalizzato dal calo di fiducia degli investitori.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine Luglio il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato ritorna su livelli superiori ai 10,3 mld, grazie sia ai nuovi flussi contributivi che al recupero delle componenti azionarie. Le penalizzazioni dovute alla presenza di assets domestici sono state in buona parte assorbite, nonostante l’alta volatilità presente sui mercati finanziari internazionali grazie all’elevato grado di diversificazione del patrimonio che consente di contenere in misura importante il rischio complessivo del portafoglio e di mantenere una performance non negativa dall’inizio dell’anno. Rimane positiva la componente dedicata agli investimenti nell’economia reale (private equity, private debt, infrastrutture, immobiliare) a conferma del suo effetto stabilizzante sul rischio del portafoglio. Per controbilanciare comunque il rischio “Italia” con le sue conseguenze negative sulla divisa Europea si è mantenta un’esposizione al dollaro pari a circa il 10% del patrimonio.