ShortLetter - 12/2017
_ _ _ M O N D O
Il rapporto sull’economia americana divulgato dalla FED in occasione della sua ultima riunione dell’anno mette in evidenza una maggiore pressione sui prezzi rispetto ai periodi precedenti, oltre che un relativo miglioramento dell’occupazione. Conferme della crescita arrivano anche dalle ultime statistiche diffuse che rivedono al rialzo le stime sul PIL del terzo trimestre, in salita del 3,3% rispetto al 3% iniziale. È il valore più; alto degli ultimi 3 anni.
Il Comitato di politica monetaria della Fed, come ampiamente atteso, ha aumentato i target sui federal funds di 25 punti base, portandoli in una banda compresa fra l’1,25-1,50%; è stata inoltre confermata l’intenzione di procedere con tre rialzi dei tassi nel corso del prossimo anno, anche se toccherà al nuovo governatore Powell stabilire il ritmo di tali rialzi.
L’anno si chiude con gli indici americani che hanno fatto registrare i nuovi massimi storici con una performance dall’inizio dell’anno che oramai sfiora il 20%. Il ritorno per un investitore europeo si riduce però drasticamente in quanto il dollaro ha ripreso la fase di deprezzamento nei confronti della divisa europea, giunto ad oltre il 15% dall’inizio dell’anno. Gli indici azionari dei paesi emergenti con particolare riferimento a quelli asiatici hanno registrano un vero e proprio anno record (rialzi prossimi al 30% in valuta locale) a conferma della sostenibilità del ciclo congiunturale a livello mondiale come testimoniato anche dal progressivo recupero dei prezzi delle materie prime dopo una prima parte dell’anno sotto tono.
Il Petrolio ha raggiunto quota 60 dollari al barile, livello non dalla metà del 2015, grazie sia alla conferma di un prolungamento dei tagli alla produzione da parte dei paesi Opec che alle tensioni geopolitiche in Medio Oriente (capitolo Gerusalemme capitale) e più; recentemente in Iran.
Il rendimento delle obbligazioni a 10 anni USA si è mantenuto stabile (tra il 2.30% ed il 2.40% attuale).
_ _ _ E U R O P A
Nell’ultima riunione del 2017 del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea è stato deciso di mantenere i tassi agli stessi livelli, non seguendo il rialzo della Fed. Draghi ha spiegato la decisione come necessaria affinché; si possa sostenere una pressione al rialzo dell’inflazione, sempre in coerenza con gli obiettivi della BCE. I dati diramati sulla crescita e sull’inflazione dell’Eurozona attestano la prima al 2,3% nel 2018, rispetto all’1,8% prospettato a Settembre, mentre l’inflazione dovrebbe situarsi all’ 1,4%, contro una previsione precedente dell’1,2%. Tali previsioni hanno provocato un leggero rialzi dei rendimenti obbligazionari a lungo termine che comunque chiudono l’anno su livelli ancora molto contenuti (0,4% in Germania sulla scadenza decennale).
In Germania non sembra sbloccarsi l’impasse riguardo la formazione del nuovo Governo ad ormai oltre due mesi dalle elezioni politiche mentre in Catalogna le nuove elezioni hanno confermato lo spirito indipendentista della regione seppur con una maggiore dose di realismo che dovrebbe portare al perseguimento di un compromesso con il Governo centrale. Nonostante tali incertezze politiche a cui si aggiungerà nei primi mesi del prossimo anno il percorso verso le elezioni politiche in Italia, l’Euro rimane la moneta migliore del 2017.
_ _ _ I T A L I A
L’annuncio dello scioglimento della camere e la data delle elezioni fissata per il prossimo 4 Marzo hanno stimolato un nuovo aumento a 160 punti base del differenziale tra il BTP a 10 anni ed il corrispondente titolo tedesco. Tali penalizzazioni sui titoli domestici si sono riverberate nel corso delle ultimissime sessioni dell’anno sui titoli bancari sui quali pesa anche l’incertezza riguardo le nuove regole di accantonamento di capitale varate dalla BCE con riferimento ai prestiti di dubbia esigibilità. A tal proposito va segnalata la doverosa correzione di rotta giunta con la legge di bilancio 2018 che esclude dall’applicazione delle procedure di “bail in” bancario anche le Casse di Previdenza.
I titoli domestici hanno pagato pegno anche nei confronti degli altri Paesi periferici con i titoli portoghesi (qualche anno fa sull’orlo del baratro) che sulla scadenza decennale rendono 10 punti base in meno di quelli italiani.
_ _ _ I N A R C A S S A
L’anno si chiude con il patrimonio di Inarcassa che a valori correnti di mercato ha superato i 10 mld di euro grazie sia all’impulso fornito dalla gestione finanziaria (con un rendimento lordo a valori di mercato che ha superato il 4,5%, ben al di sopra del target previsto dall’Asset Allocation Strategica ad inizio anno) che ai nuovi apporti contributivi di fine anno.
Il contributo positivo principale è stato fornito dalla componente azionaria con particolare riferimento a quella destinata ai titoli azionari domestici, nonché; dagli strumenti destinati all’economia reale (private equity e private debt), anch’essi in progressivo aumento in questo scorcio di fine anno. In generale co-munque tutte le asset class hanno registrato rendimenti positivi in termini assoluti al netto dell’effetto cambio che ha solo in parte frenato la performance totale grazie al significativo ricorso alle coperture sul rischio cambio intraprese nel corso dell’anno soprattutto nei confronti del dollaro americano.