ShortLetter - 12/2018
_ _ _ M O N D O
Mercati azionari ancora sotto pressione, principalmente per i rischi relativi alla guerra commerciale tra USA e Cina e, in parte, per i condizionamenti dettati dalla inversione della curva americana dei rendimenti nel tratto due-cinque anni. In ribasso i rendimenti governativi a segnalare la probabile ricerca di sicurezza in una fase di elevata incertezza. La conseguenza è la peggiore performance nel mese di dicembre per l’indice azionario americano S&P 500 dal dopoguerra ad oggi, con un calo di circa il 10% e la volatilità su S&P500 ha superato quella su indici su paesi emergenti.
Il saldo dell’S&P 500 per il 2018 è negativo (-4,4%). L’indice azionario mondiale MSCI World All Country segna un -7,2% per il 2018, l’Europa - 12%.
Permangono in particolare le difficoltà sul settore tecnologico su cui pesano tendenzialmente i timori di una domanda in flessione per i nuovi Iphone della Apple, con la società di Cupertino che ha dovuto annunciare ufficialmente una revisione al ribasso dei ricavi attesi per l’ultimo trimestre dell’anno.
Il 19 dicembre la Federal Reserve ha alzato nuovamente i tassi di interesse portando il corridoio dei Fed Funds a 2.25% - 2.50% e rivisto le proprie intenzioni per il 2019 abbassando da tre a due i rialzi previsti. Un cambio di agenda giudicato insufficiente, che lascia un divario troppo ampio tra le intenzioni della Fed e quanto gli investitori considerano necessario per preservare la crescita economica. Il mercato vorrebbe infatti che il rialzo dei tassi fosse interrotto, non solo rallentato. Ancora una volta Trump ha colto l’occasione per twittare le sue rimostranze contro l’operato della Fed. La “chiusura” dell’attività governativa negli Stati Uniti, a causa dello scontro politico sulle risorse per costruire il muro con il Messico, non fa che accentuare le tensioni in seno all’amministrazione americana.
Per quanto riguarda la guerra commerciale tra USA e Cina, le buone notizie provenienti dal G-20 di un accordo per superare, nei prossimi mesi, le divergenze tra i due paesi, sono state superate dalla notizia dell’arresto del Direttore Finanziario della Huawei per aver violato le sanzioni sull’Iran. Tuttavia solo l’evidenza della volontà delle parti di venire effettivamente a un accordo potrà tranquillizzare gli operatori economici e gli investitori. In particolare, alcuni dati relativi all'attività economica in Cina hanno aumentato le preoccupazioni per un rallentamento superiore alle attese dell'economia asiatica. La produzione industriale ha rallentato ai livelli di inizio 2016 e la crescita delle vendite al dettaglio è stata la più; bassa da maggio 2003.
Negli Stati Uniti gli ultimi dati macro resi noti hanno suggerito la prosecuzione della crescita su tassi abbastanza sostenuti: il Dipartimento del Lavoro ha reso noto che nel corso del mese di novembre sono stati creati 155.000 nuovi posti di lavoro e per il terzo mese consecutivo il tasso di disoccupazione è rimasto fermo al 3,7%; le dinamiche salariali si sono confermate abbastanza robuste, con una crescita su base annuale del 3,1%. L’inflazione complessiva ha registrato un rallentamento in novembre, al 2,2% su anno dal 2,5% precedente, sulla scia di un rallentamento della crescita dei prezzi dell’energia.
Il prezzo del petrolio infatti ha continuato la profonda correzione giungendo vicino ai 50 dollari, anche per i dati sulle scorte USA superiori alle attese. In tale ottica viene giudicato positivamente il fatto che l’OPEC ha trovato un accordo per la riduzione della produzione di 1,2 milioni di barili all’anno, una decisione che potrebbe aiutare a stabilizzare il prezzo del greggio e di cui l’industria petrolifera potrebbe beneficiare.
Tendenzialmente a causa di tale correzione è stato penalizzato, in particolare, il segmento High Yield USA che presenta una prevalenza di società emittenti appartenenti al settore petrolifero.
Prosegue il buon andamento del dollaro nei confronti dell’Euro nonostante i toni più; accomodanti della FED riguardo ai futuri rialzi dei tassi americani.
_ _ _ E U R O P A
Il dato finale del PIL relativo al terzo trimestre ha confermato una crescita su base annua dell’1,6% in marginale calo rispetto all’1,7% segnato in precedenza. La lettura di dicembre dell’indicatore PMI sulle attese delle imprese manifatturiere e di servizi della zona ha riportato un calo a 51,3 punti (dai 52,7 di novembre), portandosi sui minimi da quattro anni. Il peggioramento delle aspettative sull’economia dell’area è guidato dalle attese di rallentamento dei nuovi ordini, in particolare quelli destinati al mercato estero.
Il mercato è stato parzialmente deluso dal mancato annuncio da parte della BCE di una nuova operazione straordinaria di rifinanziamento a lungo termine a sostegno della liquidità del sistema bancario. Il presidente Draghi ha comunque accennato al fatto che rimane uno strumento a disposizione della banca centrale. Le previsioni sulla crescita e sull’inflazione per il 2019 sono state leggermente riviste al ribasso dall’1,8% all’1,7% e dall’1,7% all’1,6%.
Sul versante politico continuano le difficoltà del primo ministro britannico May a concludere un accordo sulla Brexit che possa essere accettato anche dal suo parlamento. La premier è scampata ad un voto di sfiducia interno al suo partito, che ha consentito di misurare l’ampiezza dell’opposizione al progetto presentato. Theresa May ha chiesto un incontro d’urgenza a un vertice europeo, nella speranza di strappare alcune concessioni, ma invano.
Se il progetto venisse definitivamente respinto dalla Camera dei comuni a metà Gennaio, Theresa May si troverebbe di fronte al dilemma tra hard Brexit o no Brexit. In tal caso, l’opzione più; probabile è che la premier chieda un voto popolare per decidere, andando a elezioni generali oppure con un referendum.
In Francia, il governo ha visto la sua autorità minacciata dalle proteste dei “gilet gialli”. Il presidente francese ha fatto alcune concessioni in materia di bilancio destinate ad innalzare il deficit al di sopra della soglia del 3% nel 2019, nonostante gli ulteriori sforzi compensativi richiesti alle imprese. Se le concessioni si fermeranno qui, lo sfondamento di tale soglia dovrebbe rimanere temporaneo. In ogni caso non contribuirà a favorire la fiducia tra i governi europei nel 2019, un anno in cui i partiti tradizionali dovranno nuovamente affrontare le sfide delle forze “anti-sistema” (in particolare alle elezioni del Parlamento europeo di Maggio).
_ _ _ I T A L I A
Dopo una periodo di aperta ostilità, l’Italia ha scelto la via della conciliazione, rivedendo le sue proiezioni sul deficit di bilancio al 2,0% per evitare una procedura di infrazione per disavanzo eccessivo. Ciò ha comportato una significativa riduzione dello spread italiano che chiude il 2018 ai minimi da Settembre, a 250 punti base, pur sempre 100 punti sopra il livello di inizio anno. Il listino azionario domestico chiude l’anno con un risultato negativo leggermente peggiore rispetto a quello degli altri listini europei (-13,4%). A farne maggiormente le spese i titoli del settore bancario (ulteriormente appesantiti a fine anno dalla vicenda Carige) e i titoli del settore automobilistico. Migliore tenuta hanno mostrato i titoli delle utilities.
_ _ _ I N A R C A S S A
A fine Dicembre il patrimonio di Inarcassa a valori correnti di mercato si mantiene attorno ai 10,3 mld grazie soprattutto ai nuovi flussi contributivi di fine anno che hanno bilanciato le penalizzazioni subite dal patrimonio a seguito delle forti discese dei listini azionari registrate proprio nelle ultime settimane dell’anno, benchè il calo dello spread sui titoli italiani abbia permesso un parziale recupero sui titoli domestici. Il rendimento gestionale a valori di mercato a fine anno risulta negativo dopo 6 anni di risultati più; che apprezzabili. Proprio in virtù; della consapevolezza che le tensioni sui mercati finanziari possano proseguire anche nella prima parte del nuovo anno si è adottata una progressiva riduzione del rischio dell’intero portafoglio. In tal senso va intesa la nuova riduzione degli assets relativi al comparto High Yield e Convertibile. Le uniche classi di investimento che hanno mostrato rendimenti positivi nel corso del 2018 sono risultate le attività dedicate agli investimenti nell’economia reale: private equity, private debt, infrastrutture e immobiliare. Prosegue infine l’adeguamento del portafoglio con il sempre maggiore utilizzo di strumenti finanziari che rispettino i principi di investimento responsabile (ESG) adottati da Inarcassa.
Pubblicato: 9 gennaio 2019