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Gennaio 2018

Pagare sì, ma come?

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di Franco Fietta

Il percorso di avvicinamento di Inarcassa ai suoi associati passa anche attraverso la rivisitazione degli strumenti di pagamento dei contributi. Un rinnovamento che vede, in aggiunta agli strumenti tradizionali come il Mav e il bonifico, l’introduzione di ulteriori modalità di pagamento.

Introdotto per la prima volta nel 2000, il MAV è oggi il canale prevalentemente utilizzato dagli associati, che possono pagarlo in Banca - senza costi aggiuntivi - alla Posta o in via telematica. Il suo utilizzo garantisce, grazie alle caratteristiche tecniche e fatti salvi i tempi del circuito bancario e di quello postale, la tempestiva attribuzione degli importi di dettaglio dei versamenti in estratto conto. Il bonifico bancario, seppur possibile, si pone come modalità “di emergenza” in quanto meno performante in termini di tempestività e correttezza di acquisizione.

Nel 2014 il mondo bancario è stato rivoluzionato dall’introduzione del SEPA, acronimo che identifica la Single Euro Payments Area, l'area unica dei pagamenti in euro. Uno strumento di incasso pan-europeo attraverso il quale oggi è possibile disporre versamenti commerciali nazionali e transfrontalieri per i paesi dell'Eurozona e per quelli UE-non Euro (oltre a Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda).

All’interno del SEPA è stato adottato l’SDD, SEPA Direct Debit. Si tratta di una disposizione permanente di bonifico, istruita alla propria banca a livello europeo, che ha sostituito il vecchio RID, semplificando così le operazioni bancarie senza rischiare di dimenticare le scadenze. Un vantaggio non da poco se pensiamo al moltiplicarsi delle pesanti incombenze che l’epoca impone.

A fronte di una nuova opportunità, la cui eventuale adozione richiedeva obbligatoriamente un periodo di sperimentazione, già dal 2017 il Consiglio di Amministrazione ha deciso di offrire ad una platea caratterizzata dalla puntualità e correttezza nell’adempimento previdenziali, la facoltà di utilizzare l’SDD per versare il conguaglio contributivo a rate. Non un versamento unico con scadenza dicembre dunque, ma tre versamenti posticipati, a marzo, luglio e novembre dell’anno successivo.

Il buon esito dell’iniziativa ha sollecitato l’apertura di un ulteriore nuovo ‘cantiere’ per estendere l’SDD a tutto il mondo delle rateazioni e dei pagamenti dilazionati. L’obiettivo è quello di garantire una platea sempre più ampia di professionisti che, per carenza di lavoro e scarsità di redditi, si vedono costretti a rateizzare il versamento dei contributi. Come? Attraverso il monitoraggio continuo della correttezza dell’adempimento contributivo ma, soprattutto, con la tempestiva acquisizione delle somme dovute. Ad ogni scadenza, infatti, gli importi domiciliati vengono trasmessi a Inarcassa dalla banca tesoriera – attualmente Banca Popolare di Sondrio - che li anticipa a nome dell’associato, comprimendo notevolmente i tempi legati ai circuiti bancario e postale. Gli importi vengono quindi inseriti nell’estratto conto dell’associato salvo buon fine e il regolamento dell’operazione con le banche attesta l’avvenuto versamento.

Ma c’è di più. Dal 2017 con lo split payment, il professionista, al pagamento di una fattura inviata ad un ente pubblico non incassa più l’IVA, che viene versata direttamente all’Erario. Ciò comporta che è molto più facile di prima vantare un credito d’imposta per l’IVA che si continua a pagare sugli acquisti, ma non si riceve più dai committenti.
Per questo motivo Inarcassa sta operando per mettere in campo anche l’introduzione del sistema del versamento unitario, che attraverso il Modello F24 consente di utilizzare i crediti tributari per il pagamento dei contributi dovuti. Una modalità ancora in itinere, che sarà disponibile al termine del percorso burocratico propedeutico con l’Agenzia delle Entrate.

Certo, mentre noi puntiamo a facilitare la vita degli associati, non possiamo non considerare, se obbligati da una normativa ancora in itinere, che potremmo essere attratti obbligatoriamente al mondo della Pubblica Amministrazione e di ‘PAGO P.A’, modalità che al momento non gode della migliore fama per chiarezza e semplicità operativa. Ma questa è un’altra storia che speriamo di non dover mai raccontare.

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