Libere professioni: un appello al Premier Conte e ai vicepresidenti Salvini e Di Maio, contro la struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici
COMUNICATO STAMPA
I liberi professionisti architetti e ingegneri esprimono il loro più; profondo dissenso nei confronti della Struttura per la Progettazione introdotta al comma 162 dell’art. 1 della Legge di Bilancio 2019, e scendono in campo a difesa dei principi di trasparenza e concorrenza.
“Signor Presidente del Consiglio e Signori Vicepresidenti, è inaccettabile che un unico soggetto possa assumere la veste di progettista di opere pubbliche, stazione appaltante e soggetto di committenza delegata da parte di altre Amministrazioni” dichiarano congiuntamente. “Questo gravissimo conflitto di interessi collide frontalmente con i principi stessi del Codice degli Appalti e con la nostra deontologia”. “Per garantire la qualità delle prestazioni professionali e la trasparenza nel processo di esecuzione delle opere pubbliche - sottolineano - è indispensabile puntare ad una chiara ed evidente distinzione tra controllori e controllati, riservando ai liberi professionisti e alle società la progettazione, ed ai pubblici dipendenti il controllo del processo di esecuzione delle opere, dalla programmazione al collaudo”.
Questo è l’appello che nella riunione dello scorso 11 giugno, dopo un ampio confronto sulle gravi ed immediate conseguenze che l’approvazione della norma, nella sua versione attuale, produrrebbe, è stato lanciato da Inarcassa, insieme alla sua Fondazione, l’AIDIA (Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti) le associazioni di categoria ALA Assoarchitetti (Associazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani), Federarchitetti, (Associazione nazionale degli architetti e ingegneri liberi professionisti) e INARSIND (Associazione nazionale d’intesa sindacale ingegneri ed architetti liberi professionisti italiani).
Una vibrata sollecitazione al Governo per avviare l’immediata revisione della normativa. A tal fine, i liberi professionisti, si dichiarano “pronti alla massima collaborazione” per dar corso al più; presto ad un “tavolo di lavoro” condiviso, che possa trovare la soluzione migliore nell’interesse della collettività, senza escludere i liberi professionisti dal circuito delle opere pubbliche.
La Struttura per la Progettazione, infatti - oltre ad essere di dubbia efficienza ed antieconomica - determinerà una perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nelle professioni tecniche. Internalizzare la produzione di progetti - e magari anche la direzione dei lavori delle opere pubbliche - produrrebbe certamente un “collo di bottiglia”, con l’effetto di allungare i tempi di messa in campo delle opere anziché; di migliorare l’efficienza e semplificare i processi. In tale situazione diventa impossibile dare risposte tempestive e di qualità alle numerose richieste da parte delle pubbliche amministrazioni.
L’interesse di uno Stato moderno è quello di avere le migliori progettazioni possibili e quindi professionisti dotati di specifici requisiti da acquisire attraverso il confronto previsto dalla normativa vigente con i vari meccanismi di gara, e non certo acquisendo le professionalità all’interno di una Struttura pubblica che esclude, per sua natura, la possibilità di ottenere l’offerta migliore. Come liberi professionisti vogliamo stare al passo coi tempi – dichiarano congiuntamente – perché; in questi decenni, abbiamo sviluppato professionalità, competenze tecnologiche e know how che non dobbiamo disperdere. Se la Struttura provvedesse alla “programmazione delle opere” e non alla loro progettazione, sarebbe cosa ben diversa. Ma, senza un emendamento che riscriva la norma, gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti, che possono portare la loro conoscenza del territorio in cui operano, saranno esclusi. Un colpo basso per le nostre categorie professionali e uno spreco di qualità per il Paese".
Roma, 21 giugno 2019