Cos'è la Previdenza
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di Franco Fietta
'L'attitudine di prendere in considerazione, prudentemente e tempestivamente, le necessità del futuro'.
Questa la definizione trovata su Google, semplice ed efficace. Purtroppo non tutti sono previdenti; inoltre l’uomo ha un comportamento sempre meno previdente al crescere dell’orizzonte temporale da prendere in considerazione. Studi socio-comportamentali hanno dimostrato che sul lungo periodo problemi potenziali, anche importanti, vengono sottostimati a favore di necessità più banali e frivole, ma più immediate. Lo stesso avviene per pericoli rari o comunque poco frequenti.
Per questo nel secolo scorso e anche prima (con origini che si possono trovare nelle Poor Law nel ‘600 in Inghilterra) in tutta Europa si è sviluppata la previdenza sociale. Di cosa si tratta? Anche in questo caso viene in aiuto la definizione: 'l'azione svolta dallo stato o da appositi istituti allo scopo di assicurare ai cittadini l'assistenza necessaria quando vengono a trovarsi in condizioni di bisogno (infortunio, malattia, disoccupazione, ecc.) o al termine della vita lavorativa (pensione)'.
Nei moderni stati di diritto la previdenza sociale intende evitare che l’attitudine poco previdente dell’essere umano possa portare a conseguenze deficitarie in termini socio-economici.
Questo per i lavoratori avviene attraverso forme di assicurazione collettiva, con conseguente obbligo di versamento di un contributo.
Nel caso che ci interessa più direttamente, ci riferiamo al contributo previdenziale, al quale corrisponde la pensione nel momento in cui, a causa dell’invecchiamento, non siamo più in grado di lavorare proficuamente. Il tutto è regolato da leggi e norme che codificano i comportamenti delle parti in causa, divenute sempre più articolate e complesse nel corso del tempo, ma che hanno tutte origine nell’esigenza di assicurare una protezione economica durante la vecchiaia, nel periodo cioè successivo all’uscita dal mercato del lavoro e di ingresso in quiescenza. Il rischio concreto, infatti, è di risparmiare troppo poco per poter far fronte alle “necessità del futuro”.
Il meccanismo economico che sottende alla previdenza pensionistica è costituito da un accumulo di risorse in fase lavorativa, attraverso una trattenuta sulle entrate reddituali, che in fase di necessità vengono restituite più o meno proporzionalmente.
Nell’attuale sistema pensionistico, che fa capo al metodo di calcolo contributivo, questo accumulo avviene con una modalità molto simile a quella di un conto corrente bancario, dove il capitale accumulato viene rivalutato annualmente con “interessi” legati all’andamento economico del paese o della categoria interessata. Al raggiungimento del termine stabilito (limite di età e/o anzianità contributiva) questo capitale viene trasformato in rendita pensionistica e corrisposto vita natural durante.
Una particolarità di questa forma previdenziale è la copertura dal “rischio di lunga vita”. Apparentemente concetto contraddittorio, ma non è così. Difatti, rispetto ad un accumulo finanziario con restituzione a rate, nel caso della pensione all’allungarsi della vita la restituzione complessiva è maggiore. In altre parole si ottiene una copertura dal rischio di trovarsi senza risorse in una fase di vecchiaia avanzata. In una visione collettiva, questo a discapito di chi invece ha una vita più breve.
Considerato lo scopo sociale della previdenza, la quota contributiva versata è esente da imposte, mentre la pensione successiva sarà soggetta a imposizione fiscale come ogni reddito da lavoro. Considerata la progressività delle imposte questo è generalmente un vantaggio per il contribuente. Per un approfondimento sui vantaggi fiscali relativi alla contribuzione previdenziale si veda il contenuto speciale della Inarnews di maggio 2018. In ogni caso il risparmio previdenziale non può essere confuso con forme di investimento finanziario, sia per il diverso trattamento fiscale, sia per gli aspetti assicurativi collettivi e assistenziali che l’accompagnano.
Difatti, altri aspetti non secondari del sistema previdenziale sociale sono quelli che vanno a coprire momenti sfortunati, come invalidità e inabilità o momenti di debolezza, come la maternità. Si tratta di forme di copertura che utilizzano meccanismi economici più vicini a quelli assicurativi, dove al versamento di un importo contributivo, più o meno implicito, corrisponde un accumulo collettivo dal quale attingere le risorse per aiutare in modo permanente o occasionale, a seconda dei casi, chi si trova in difficoltà. Si tratta dei trattamenti assistenziali che vengono distribuiti in diverse forme.
In Inarcassa, oltre alle classiche forme di pensionamento di vecchiaia, si hanno quindi prestazioni previdenziali di natura più assistenziale, come la pensione di invalidità o di inabilità. Vi sono, inoltre, altre forme assistenziali che hanno carattere specifico e puntuale, pur essendo sempre sostitutive del reddito come l’indennità di maternità e di paternità o l’indennità di inabilità temporanea, altre ancora sono più articolate e legate alla specificità dell’evento come i servizi di assistenza sanitaria. Infine esistono altre forme di assistenza più legate alla professione e che prevedono un sostegno alla stessa come le forme di finanziamento o la convenzione per la copertura di RC professionale.
Si tratta nel complesso di concetti che superficialmente spesso diamo per scontati o che non abbiamo mai approfondito, ma che sono alla base della sicurezza futura nostra e della nostra famiglia. Quindi anche l’approfondimento di questo mese si inserisce tra le iniziative che hanno preso avvio in tutto il Paese in questo “mese dell’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale”. Esse hanno l’obiettivo di colmare quei ritardi di conoscenza che anche in campo previdenziale, nel nostro paese ci differenziano più o meno rispetto alle altre maggiori economie.
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